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Acciaio, produzione al rallentatore

di Roberto Capezzuoli

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21 marzo 2009

Le statistiche sulla produzione siderurgica mondiale relative a febbraio confermano la situazione di affanno già evidente il mese precedente. Il rapporto pubblicato ieri dalla World Steel Association (Wsa) segnala per febbraio un calo complessivo del 22% rispetto a dodici mesi prima. Nei 66 Paesi monitorati, il totale è stato di 84 milioni di tonnellate.
La flessione è solo in parte giustificata dal fatto che nel 2008 febbraio contava 29 giorni. Tra i grandi produttori, unicamente la Cina mostra un segno più, mentre altrove si va dal -54,2% degli Stati Uniti al -11,5% dell'India, passando per il -39,9% registrato dalla produzione italiana, ferma in febbraio a 1,7 milioni di tonnellate.

La contrazione della domanda ha esercitato quindi un impatto evidente sul risultato dei primi due mesi dell'anno: il totale è di 170,3 milioni di tonnellate, in diminuzione del 22,9%, tanto da rendere ottimistica la previsione dell'ultimo sondaggio Reuters, secondo cui il 2009 vedrà una riduzione del 9% soltanto (e sarà la prima volta da undici anni).

Dalle cifre Wsa emerge un evidente rafforzamento della supremazia delle imprese siderurgiche asiatiche: ai primi tre posti svettano Cina, Giappone e India, mentre gli Usa scivolano dal terzo al quinto posto, sorpassati in graduatoria anche dalla Russia. A seguire si piazzano Corea del Sud, Germania, Ucraina, Brasile e Italia, tutti Paesi interessati comunque da un forte rallentamento dell'attività rispetto al primo bimestre dello scorso anno.

Pechino resta largamente in testa (come si vede nel grafico), ma non senza problemi. In marzo infatti la Cina pare destinata a tornare, dopo tre anni, una importatrice netta di acciaio, a causa del tracollo della domanda dall'estero.

Al London Metal Exchange l'andamento del future sulle billette per il Mediterraneo offre indicazioni analoghe: il contratto con scadenza tre mesi oscilla intorno a 290 dollari per tonnellata, contro i 520 dollari dell'inizio di ottobre. Simile il riscontro del Metal Bulletin, le cui rilevazioni per i coils laminati a caldo mostrano prezzi dimezzati in nove mesi.

Le chiusure che hanno costellato i comunicati di molte imprese produttrici hanno avuto un effetto rilevante anche sui prezzi delle leghe usate in siderurgia, con il ferro-tungsteno che ha perso in sei mesi il 18%, atterrando a 26-28 dollari per kg sul mercato spot europeo, e con il ferro-molibdeno in calo addirittura dell'84% nello stesso periodo, a 21-22 $/kg.
Le stime offrono una solida arma alle acciaierie per convincere le società minerarie a ridurre i costi delle forniture più importanti, quelle di carbone da coke (si veda l'articolo a fianco) e soprattutto quelle del minerale di ferro.

21 marzo 2009
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